Il reale peso dell’Europa spiegato facile

martedì 24 giugno 2025


Sul tema sempre più caldo del conflitto in Medio Oriente, lunedì mattina, nel corso di Agorà Estate in onda su Rai 3, c’è stato un confronto serrato tra Valentina Petrini, giornalista da sempre molto vicina alla causa palestinese, e Roberto Arditti, direttore editoriale di Formiche, il quale è da tempo diventato per il sottoscritto un importante riferimento sul piano dell’analisi geopolitica. In particolare il nostro, rispondendo alla riproposizione da parte della Petrini di un classico ritornello molto tipico della sinistra pacifista, secondo cui l’Europa sarebbe troppo passiva di fronte all’attuale crisi (per la cronaca, analogo rilievo viene mosso da tempo anche nei riguardi dell’invasione russa dell’Ucraina), con un breve ma estremamente efficace discorsetto ha tentato, non sappiamo con quali esiti cognitivi, di far scoprire l’acqua calda alla sua agguerrita interlocutrice.

“Noi chiediamo all’Europa – ha dichiarato l’ex direttore de Il Tempotroppo, oltre le sue reali forze. L’Europa è divisa in Stati nazionali, ognuno dei quali ha una leadership politica con una sua constituency, un suo tipo di elettorato, e la pretesa che un leader politico, un primo ministro di destra come Giorgia Meloni vada d’accordo con un leader politico e primo ministro di sinistra come quello spagnolo è velleitaria. Questa nostra, continua richiesta – ha aggiunto Arditti – ai leader europei di parlare con una voce unica, quando loro non ne hanno alcuna intenzione, e tutto sommato capisco pure, è anche un po’ velleitaria. L’Europa è questa – sentenzia con chiarezza il giornalista. È composta di nazioni con secoli di storia alle spalle, popoli diversi e cerchiamo di mettere insieme quello che possiamo, che è d’altro canto faticoso da mettere insieme”.

Aggiungo che, sebbene sulla carta la forza economica dell’insieme dei Paesi che fanno parte dell’Unione europea è superiore a quella degli stessi Stati Uniti, il fatto che essa, contrariamente a quest’ultimo, non abbia una direzione centralizzata sulla politica estera – impossibile secondo la corretta analisi di Arditti – la rende di fatto una sorta di gigante con i piedi d’argilla sul piano della politica internazionale. Ciò, inoltre, le impedisce di avere un efficace deterrente militare dal lato della forza militare che da sempre, come sostenuto anche da Arditti nel dibattito, rappresenta un elemento importante, insieme a quello economico, nelle relazioni tra gli Stati, checché ne dicano le anime belle che ripongono tutte le loro speranze di pace nelle armi sempre spuntate della diplomazia, della politica e del dialogo. A tale proposito vorrei concludere con una celebre frase attribuita a Iosif Stalin durante la conferenza di Yalta, che si tenne tra i tre principali Paesi che sconfissero la Germania quasi alla fine della Seconda guerra mondiale. A chi gli fece presente le esigenze di Pio XII circa il nuovo assetto dell’Europa, il direttore russo espressa in modo ironico una domanda: “Ma di quante divisioni dispone il Papa?”.


di Claudio Romiti