Un’opposizione impresentabile

martedì 13 maggio 2025


L’opposizione che si raccoglie nel cosiddetto campo largo non perde occasione per rendersi impresentabile agli occhi di quell’elettorato mobile, sempre più consistente in Occidente, che assai spesso orienta il proprio consenso su una base di ragionevole pragmatismo. Tant’è che la scelta da parte di Giorgia Meloni di non recarsi a Kiev, insieme ai leader europei “volenterosi”, seppur collegandosi in videochiamata, ha scatenato l’ira funesta – smaccatamente strumentale – del Partito democratico, del Movimento 5 stelle, di Alleanza verdi e sinistra e della altrettanto sinistra formazione di +Europa. Una reazione scomposta che, ovviamente, non tiene in alcun conto dei problemi interni alla maggioranza di Governo che in un simile frangente hanno un nome e un cognome: Matteo Salvini. Un capo della Lega il quale, mi spiace doverlo sottolineare, cerca in tutti i modi di recuperare spazio a tutto svantaggio della stessa premier (cosa comprensibile, visto che essi pescano in buona parte su uno stesso bacino elettorale) utilizzando a piene mani, e a mio avviso troppo spesso, lo strumento della propaganda a buon mercato. In particolare, sul tema del sostegno all’Ucraina il capo del Carroccio ha impostato la sua linea, senza attaccare direttamente la Meloni, su una aperta e patriottica ostilità – se così la vogliamo definire – nei riguardi dell’Europa, occhieggiando con una malcelata simpatia all’aggressore russo.

Una scelta che tiene sicuramente conto di quella non irrilevante minoranza di odiatori antioccidentali e, dunque, antieuropei di riflesso in servizio attivo permanente sui vari social. Odiatori che sembra siano molto presenti nell’area culturale della destra italiana. Pertanto, dal momento che la stabilità di Governo, oltre a essere un interesse primario per chi occupa la poltrona più importante nella stanza dei bottoni, soprattutto in questo momento storico assai complicato e denso di rischi, lo è anche per quella maggioranza silenziosa di italiani che temono le avventure politiche senza né capo e né coda, così come è accaduto durante la lunga e catastrofica esperienza degli Esecutivi a guida pentastellata. In questo senso l’atteggiamento prudenziale della Meloni, senza spostare di una virgola il sostegno all’Ucraina, Paese attaccato barbaramente da oltre tre anni senza un motivo comprensibile ai comuni mortali, appare giustificato proprio dall’esigenza di mantenere compatto il centrodestra, contenendo nel contempo le scomposte sortite del suo scalpitante alleato leghista. Anche questo, cari compagni della parrocchietta, si chiama realpolitik.


di Claudio Romiti