giovedì 20 novembre 2025
Il cielo è rosso sopra Berlino. Il caos come metodo, istituzionalizzato da Donald Trump, con tutto quello che viene giù a cascata, continua a rendere la vita molto difficile alla Germania. Che da principale esportatore nella terra di mezzo sta diventando, suo malgrado uno tra i principali importatori di prodotti cinesi. Detta in un altro modo, la Germania sta diventando sempre più un mercato alternativo per le aziende cinesi.
A causa della controversia commerciale con gli Stati Uniti, grandi quantità di prodotti cinesi a basso costo vengono, infatti, ora dirottati verso la Germania. Lo certifica lo studio, commissionato dal ministero degli Esteri tedesco, dell’Istituto economico IW di Colonia, che considera il mercato tedesco letteralmente “inondato” dalle cineserie a basso costo.
Per Trump è un trionfo duplice: limita il competitor cinese in patria e mette ulteriormente in difficoltà l’altro suo grande avversario commerciale (to kill two birds with one stone). Nella prima metà del 2025, infatti, le importazioni cinesi in Germania sono aumentate dell’11 per cento, mentre i prezzi sono diminuiti di quasi il 4. Allo stesso tempo, le esportazioni di Pechino verso gli Stati Uniti sono diminuite di quasi il 16 per cento. Secondo i dati, in 1.558 categorie di prodotti in cui le importazioni statunitensi dalla Cina sono diminuite, le importazioni tedesche dalla Cina sono aumentate di almeno il 10 per cento in volume nel secondo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per capire come stanno davvero le cose, basta dare un’occhiata alle importazioni tedesche di auto elettriche ibride plug-in dalla Cina, che sono aumentate del 131 per cento, mentre quella dalla Cina agli Usa sono diminuite del 99 per cento, fa sapere la ricerca. Anche le importazioni di componenti per auto in Germania sono in aumento: gli acquisti di cambi manuali, per esempio, sono quasi raddoppiati, mentre negli Stati Uniti sono diminuiti di poco più del 5 per cento.
Secondo l’IW anche l’industria chimica cinese ha registrato una crescita significativa. Le importazioni tedesche di poliammidi sono aumentate del 100 per cento, mentre negli Usa sono diminuite di quasi l’11. La Cina sta pagando dazi doganali significativamente più elevati sulle esportazioni verso gli Stati Uniti rispetto a prima, il che significa che i suoi prodotti non possono più essere venduti da quelle parti a prezzi così bassi come a inizio 2025. Lo studio rivela che molti esportatori asiatici hanno quindi spostato la loro attenzione a causa delle difficoltà provenienti dagli Stati Uniti e hanno incrementato le loro attività in Europa, puntando sui prezzi bassi, il che mette sotto pressione le economie nazionali del Vecchio Continente. L’isolamento degli Usa, dunque, sta facendo della Germania il miglior mercato alternativo della Cina. E poiché lo Stato cinese sostiene generosamente la sua economia, e la sua valuta, lo yuan, è sottovalutata, la sua industria sta beneficiando di distorsioni della concorrenza sleale, si fa notare, offrendo i suoi prodotti a prezzi estremamente bassi. Berlino cerca di condividere la pressione con Bruxelles.
Un giorno sì e l’altro pure, istituzioni e gruppi di pressione tedeschi rinnovano gli inviti alla Commissione europea a ricorrere in maniera sempre più massiccia a dazi compensativi per ripristinare condizioni di concorrenza eque. Pochi giorni fa, in occasione degli Stati generali dell’acciaio, il cancelliere ha affermato che “l’era dei mercati aperti è finita”. Da Pechino, dov’è in visita per cercare di salvare il salvabile, il ministro delle Finanze Lars Klingbeil, ha precisato che la Germania “non ha paura della concorrenza”, purché “sia leale”. Tuttavia, ha aggiunto che una concorrenza leale è necessaria perché “ogni partenariato richiede una cooperazione affidabile”.
E per questo che in Cina Klingbeil si è portato dietro alti dirigenti di banche, a cominciare dal presidente della Bundesbank Joachim Nagel, e compagnie assicurative. Imperativo, rafforzare la posizione delle aziende tedesche, insistere su un migliore accesso ai mercati cinesi, in particolare per le materie prime essenziali e i finanziamenti. Nella sua delicatissima missione, il ministro delle Finanze ha negoziato un migliore accesso alle materie prime essenziali e al mercato finanziario cinese, sottolineando la necessità di un accesso equo e trasparente ai mercati, compresi quelli finanziari, con condizioni quadro affidabili.
Gli elementi delle terre rare, di cui la Cina è il principale produttore, sono vitali per settori che Berlino considera strategici, come l’industria, l’alta tecnologia e la difesa. Le leggi del caos vogliono però che dopo 5 mesi difficili, a settembre le esportazioni tedesche verso gli Stati Uniti abbiano registrato una ripresa, trainata da aumento inedito della domanda statunitense. La crescita è dell’1,4 (e raggiunge i 131,1 miliardi di euro), il triplo di quanto si aspettavano le stime, che avevano previsto al massimo un aumento dello 0,5. Sono state consegnate in Usa merci tedesche per un valore di 12,2 miliardi, un aumento dell’11,9 rispetto ad agosto. Nonostante i dazi, insomma, il made in Germany continua a essere richiesto al di là dell’Atlantico, anche se rispetto ad un anno fa le esportazioni verso gli Stati Uniti sono ancora inferiori del 14 per cento.
di Pierpaolo Arzilla