venerdì 24 ottobre 2025
È iniziato il consueto dibattito, dopo la presentazione da parte dell’Esecutivo del progetto di legge di stabilità (bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato) per l’esercizio 2026, su chi dalla nuova finanziaria trae beneficio e chi invece ci perde. A mio modesto avviso ci guadagna l’intero Paese anche perché da anni non si vedeva una legge di bilancio che prevede un maggior indebitamento per le finanze pubbliche di poche centinaia di milioni di euro. Nella fattispecie, la famosa frase pronunciata da Alcide De Gasperi, “un politico pensa alle elezioni, ma uno statista pensa alle prossime generazioni”, si sposa perfettamente con il comportamento del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. Una finanza pubblica in ordine è il presupposto essenziale per porre le basi si uno sviluppo economico sano e non drogato da una spesa pubblica che può avere l’effetto Viagra nel breve periodo.
L’effetto drogante per l’economia del super bonus 110 per cento è svanito ma è rimasto il debito che ha generato per le casse dello Stato. Le nazioni del mondo occidentale si sono fortemente indebitate per sostenere le imprese e le famiglie per le chiusure causate dalla pandemia da Covid-19. Non è possibile prendere soldi a prestito ad libitum. Prima o dopo i mercati finanziari presenteranno il conto in termini di maggiore rischio paese e quindi tassi più alti e maggiore spesa per interessi. L’esempio più lampante è la Francia; che a causa della crisi politica in atto, non è stata in grado di fare le riforme indispensabili per contenere la spesa pubblica. Le prospettive di crescita del deficit pubblico e il contestuale rapido incremento del debito sul Pil hanno alzato il rischio finanziario del Paese e lo spread è ormai agli stessi livelli di quello italiano. Inoltre, di recente il rating della Francia è stato declassato. L’Italia, che con il Governo Meloni, è tra le nazioni europee una delle più virtuose per il contenimento del debito pubblico rispetto al Pil. Ciò nonostante, la spesa per interessi dello Stato italiano per il 2024 è ammontata a circa 100 miliardi di euro ovvero una tra le voci di spesa più significative dello Stato. Il contenimento della spesa pubblica è funzionale all’indice di affidabilità finanziaria del Paese. Infatti, il piano di rientro per uscire dalla procedura d’infrazione per debito eccessivo, attuato dal titolare del dicastero dell’economia, del deficit pubblico entro il 3 per cento del Pil fissato nel Trattato di Maastricht, che dall’attuale Esecutivo sarà raggiunto con un anno di anticipo è stato determinante per il miglioramento delle pagelle rilasciate dalle agenzie di rating sul debito sovrano italiano.
Più è alta l’affidabilità finanziaria di un Paese minore saranno i tassi d’interesse che lo Stato deve sostenere per il servizio del debito pubblico. Pagare meno interessi sui titoli di Stato significa ridurre le spese e quindi si possono liberare risorse finanziarie per ridurre le imposte, fare investimenti pubblici, migliorare i servizi sociali. È di tutta evidenza, che il peso politico di un’azione seria, che persegue il contenimento della spesa pubblica è interamente sulle spalle del ministro Giancarlo Giorgetti e suo malgrado ha dovuto scontentare tutti gli altri ministri che hanno potere di spesa (ministri con portafoglio) ai quali è stato imposto una riduzione del loro budget di spesa. Tuttavia, bisogna dare atto alla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni di aver supportato le scelte coraggiose di bilancio del ministro Giorgetti affermando il 22 ottobre in Parlamento, a chi criticava la legge, di “essere orgogliosa della legge di bilancio” varata dal Governo.
di Antonio Giuseppe Di Natale