Deregolamentare, non semplificare: la lezione argentina per l’Italia

martedì 23 settembre 2025


Dietro ogni norma inutile o dannosa c’è un interesse specifico. Per questo l’unica strategia possibile è tagliare senza mediazione.

L’Italia è in una relazione complicata con le semplificazioni: tutti concordano che l’eccesso di burocrazia è una delle cause della bassa crescita, tutti dicono di voler semplificare le norme, ma alla fine la massa della legislazione continua a crescere. Quindici anni fa, l’Ibl pubblicò una “Breve storia della complicazione normativa”, mostrando come e perché ogni sforzo di semplificare si era infranto sugli scogli della politica. Oggi quel lavoro andrebbe aggiornato e diventerebbe più lungo, ma non cambierebbe il messaggio.

Parte della risposta è arrivata ieri, durante il “Discorso Bruno Leoni” tenuto da Federico Sturzenegger, ministro argentino della Deregolamentazione e della trasformazione dello Stato. Sturzenegger ha spiegato la logica della sua azione riformatrice - liberare gli spiriti animali del mercato rimuovendo vincoli non necessari e dannosi - ma ha anche indugiato sulla genesi del suo sforzo. Tutto cominciò circa due anni prima delle elezioni del 2023, che avrebbero determinato l’ingresso di Javier Milei alla Casa Rosada: con un gruppo interdisciplinare di colleghi, avviò un complesso lavoro di revisione di tutte le leggi esistenti (diverse centinaia di migliaia). L’obiettivo era classificarle secondo un triplice criterio: leggi da confermare; leggi da abrogare; leggi da cambiare. In quest’ultimo caso, il progetto non si limitava a dire come cambiarle, ma forniva un testo alternativo (noi diremmo: il testo dell’emendamento). È solo grazie a questo lavoro certosino che, nel giro di pochi mesi, il governo argentino ha potuto letteralmente cambiare il volto del paese.

Dietro ogni norma inutile o dannosa c’è un interesse specifico, che in qualche maniera ha “catturato” il paese, creando vincoli o costi. Per questo l’unica strategia possibile è tagliare ciascuno di questi lacci e lacciuoli, il prima possibile, senza mediazione. Il fallimento italiano è anzitutto nelle parole: non si può stimolare l’economia con le semplificazioni. Servono deregolamentazioni; non serve rendere più efficiente l’interfaccia pubblica. Occorre ridurre le dimensioni e le ramificazioni dello Stato. 


di Istituto Bruno Leoni