venerdì 1 agosto 2025
I dazi al 15 per cento che saranno applicati sulle importazioni di merci dall’Italia verso gli Stati Uniti avranno certamente, nell’immediato, un impatto negativo sui volumi delle nostre esportazioni. È di tutta evidenza, che è molto meglio aver negoziato dazi al 15 per cento piuttosto che fare una guerra commerciale perdente con gli Stati Uniti. Il mercato americano è troppo importante per aziende italiane che hanno faticato nel tempo per conquistare i gusti dei consumatori statunitensi assicurandosi una importante fetta del mercato. Sono convinto che le aziende italiane faranno quanto è necessario per evitare di perdere il ricco mercato nordamericano.
Gli effetti negativi potrebbero essere attenuati se le imprese italiane e gli importatori e distributori americani troveranno un accordo finalizzato ad ammortizzare parte dei costi diretti delle maggiori imposte doganali. In sostanza, le imprese esportatrici italiane potrebbero ridurre i loro margini di guadagno e lo stesso potrebbero fare gli importatori di oltre oceano. L’interesse a mantenere le quote di mercato è comune a chi esporta e chi importa, entrambi ne traggono profitto. Il segmento di mercato delle merci italiane, che sono prodotti di eccellenza, riguarda prevalentemente la fascia medio alta di consumatori americani che hanno una elevata capacità reddituale e quindi di spesa. Di quanto sarà la riduzione dei consumi per il maggior costo delle nostre merci è veramente di difficile determinazione. I risultati li avremo quando sarà reso operativo nel dettaglio l’accordo commerciale preliminare stipulato in Scozia.
La ricca borghesia statunitense rinuncerà alla elevata qualità dei nostri vini e ai brand del Made in Italy? Lo sapremo monitorando l’andamento delle esportazioni nei mesi a venire. La mia sensazione e che l’Italia e i prodotti italiani di grande qualità saranno quelli che subiranno meno l’impatto dei dazi, perché il consumatore che acquista merci italiane è altospendente e difficilmente modificherà le sue abitudini di spesa per gli aumenti causati dai dazi. Drammatizzare la situazione da parte delle imprese esportatrici prima ancora di avere le evidenze numeriche dell’eventuale danno per le aziende italiane è oltre che prematuro pretestuoso. Le associazioni di categoria hanno già iniziato a battere cassa chiedendo aiuti ai settori che potrebbero essere colpiti dall’incremento dei dazi doganali. Il Governo di centrodestra deve sostenere il sistema produttivo nel suo insieme e dovrebbe intervenire rimuovendo gli ostacoli che ne frenano lo sviluppo attraverso:
1) La riduzione del carico fiscale al quale sono soggette;
2) Semplificare gli adempimenti burocratici che incidono significativamente sul conto economico.
È finito il tempo di governi, che per assicurarsi il consenso effimero di gruppi di pressione, utilizzavano i soldi pubblici di tutti per favorirne solo alcuni. La forza economica dell’Italia risiede nella particolare struttura produttiva che non ha eguali nel resto del mondo occidentale in quanto è composta prevalentemente da micro, piccole e medie imprese che hanno un elevato grado di flessibilità e quindi di adattamento alle mutate condizioni di mercato. Le imprese italiane se meno asfissiate dalla burocrazia e dall’eccessivo prelievo fiscale, supereranno gli effetti negativi dei dazi doganali americane. Sono moderatamente ottimista.
di Antonio Giuseppe Di Natale