venerdì 11 luglio 2025
Il latte e i suoi derivati da sempre fondamentali nella crescita dei più piccoli e nell’alimentazione di ognuno di noi, stanno registrando un significativo e progressivo aumento dei prezzi. Se lo scorso anno il prezzo del latte era di circa 54 euro a quintale, quest’anno lo stesso sale oltre il 13 per cento in più, toccando i 61 euro a quintale. Un aumento mai registrato secondo il presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari, il quale ritiene sia principalmente dovuto al riscaldamento climatico. Secondo Calzolari il caldo inteso ed esteso che colpisce le mucche, porta gli stessi animali ad un forte stress che si protrae per mesi, con conseguente calo medio della produzione del 10 per cento. Ma ad aumentare è anche il prezzo del latte spot, quello venduto fuori contratto, che schizza oltre i 61 euro al quintale, registrando una crescita inusuale. La scarsità della materia prima, che non riguarda solo gli allevamenti dell’Italia ma anche quelli di Francia e Germania, costringe molti allevatori a investire in tecnologie, come ventilatori e docce per rinfrescare gli animali e sistemi idonei per il monitoraggio dello stato di salute del bestiame, così da mantenere cercare invariata la produzione del latte e l’impatto delle temperature elevate.
Quello che deriva, tuttavia, è un aumento significativo dei costi per i consumatori. Basti pensare al Parmigiano Reggiano, sempre presente nelle nostre tavole, negli ultimi due anni è cresciuto del 30 per cento. Ma a incidere sull’aumento del prezzo sono anche i dazi imposti sul mercato statunitense per i prodotti caseari, a fronte di una domanda sempre più crescente per i latticini italiani da parte del nuovo continente. Il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, ad esempio, sono soggetti a un dazio del 20 per cento, mentre il Pecorino romano e toscano destinato ai supermercati al 9 per cento, mentre se destinato alla ristorazione il dazio non è previsto. Questo porta molte aziende a valutare l’esportazione verso altri Paesi, come Messico, Thailandia e la stessa Cina, dove la domanda del mascarpone per il tiramisù sembra in aumento. Ad ogni modo, ad aumentare non è solo il costo del latte, secondo i nuovi dati diffusi da Eurostat, nel primo trimestre del 2025 il prezzo medio della produzione agricola nell’Ue, come energia, fertilizzanti, mangimi, è aumentato del 2,6 per cento, segnando un conseguente aumento dei prezzi. A pagarne di più sono l’Irlanda (+19,3 per cento), Lussemburgo (+15,6 per cento) e Ungheria (+14,6 per cento), mentre l’Italia si pone invece tra i Paesi con una crescita più moderata. Gli effetti finali, comunque, arrivano nelle case dei consumatori. L’Osservatorio nazionale Federconsumatori da tempo mostra una riduzione progressiva del consumo di carne e pesce (-16,9 per cento) e un aumento della tendenza a ricercare offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza, un’abitudine questa adottata dal 51 per cento dei cittadini insieme alla scelta del discount piuttosto che del supermercato che del 12 per cento.
di Ilaria Cartigiano