Buoni i conti pubblici del primo semestre 2025

mercoledì 2 luglio 2025


Continua l’andamento positivo dei conti dello Stato della XIX legislatura a guida della coalizione di centrodestra. I dati riportati nel Documento di finanza pubblica, approvato il 30 giugno 2025 dal Consiglio dei ministri insieme al Rendiconto generale dello Stato, segnano un ulteriore miglioramento dei conti pubblici per il semestre gennaio-giugno, che fanno ben sperare per l’esercizio 2025. Il deficit di bilancio del primo semestre 2025 si è ridotto di circa mezzo miliardo di euro rispetto alle previsioni, sempre prudenziali, che erano state elaborate ad aprile 2025 nel Documento di finanza pubblica strutturato secondo le nuove regole dell’Unione europea. Risultati che sono stati confermati anche dalla Corte dei conti. La buona notizia assume maggiore valore se si considera che il contesto internazionale che non è dei migliori sia nell’aspetto economico (guerra dei dazi) che in quello delle guerre in corso in Ucraina e a Gaza. Il Governo risulta essere efficace in politica estera, in Europa e nel mondo, grazie all’infaticabile presidente del Consiglio Giorgia Meloni coadiuvata dal suo vicepresidente e ministro degli Esteri Antonio Tajani, e in economia grazie alla oculatezza del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. I risultati conseguiti in meno di tre anni di legislatura confutano quel luogo comune che addebita al centrodestra un problema di classe dirigente.

In larga maggioranza le Regioni sono ben amministrate da presidenti espressione della coalizione di centrodestra. Le Regioni più ricche del Paese sono governate dal centrodestra da governatori del calibro di Luca Zaia che, se si potesse ricandidare, vincerebbe a man bassa contro qualsiasi avversario politico. Lo stesso vale per il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e per il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Tra i dirigenti storici della Lega una figura che sta emergendo per le sue qualità è senza dubbio Giancarlo Giorgetti che è un raffinato politico e un tecnico di grande valore. Coerente con il pragmatismo del fare della gente del nord, il titolare del dicastero dell’Economia e delle Finanze è senza dubbio l’artefice del risanamento dei conti pubblici che erano stati devastati dai super bonus 110 per cento e dal Reddito di cittadinanza. Soldi pubblici presi a prestito per ragioni di mero consenso elettorale che hanno favorito una esigua minoranza di proprietari di case e persone che preferivano il sussidio pubblico anziché cercare un dignitoso posto di lavoro. Da prudente gestore delle finanze dello Stato ha “costretto” le agenzie di rating internazionali a migliorare il merito del credito del nostro debito sovrano. Più è alta l’affidabilità del debitore più è basso il tasso d’interesse da pagare ai sottoscrittori dei nostri titoli di Stato e minore è l’incidenza degli interessi che lo Stato deve pagare ai creditori. Anzi, i dati attuali e quelli prospettici sui conti pubblici italiani indicano che la valutazione sull’affidabilità dell’Italia di onorare il pagamento del proprio debito è ampiamente sottovalutato. È probabile che il voto assegnato sia suscettibile di ulteriore miglioramento.

Il ministro dell’Economia, che è il massimo responsabile della politica economica adottata dal Governo di fronte al Parlamento e quindi degli italiani, ha innescato quello che in economia è definito circolo virtuoso che si è concretizzato nel fatto che il rigore finanziario ha favorito il miglioramento del rating assegnato ai titoli del debito pubblico italiano, che si è tradotto in meno spese per interesse. Il minor costo per il servizio del debito pubblico può liberare risorse che possono essere impiegate per ridurre il carico fiscale sui contribuenti italiani. Più basse saranno le aliquote fiscali d’imposta dello Stato sui contribuenti, maggiore sarà il reddito disponibile dei cittadini che lo potranno impiegare per maggiori consumi e investimenti. Le imprese potranno incrementare la produzione contribuendo alla crescita del Prodotto interno lordo riducendo il rapporto deficit Pil. Migliorare i dati relativi al debito pubblico favorisce la totalità dei cittadini che esprimeranno le loro preferenze politiche non sulla base delle provvidenze pubbliche ricevute ma sulle conseguenze positive valevoli per tutti di una sana e corretta gestione del denaro pubblico.


di Antonio Giuseppe Di Natale