Tax credit o rendita garantita?

lunedì 19 maggio 2025


La cerimonia dei David di Donatello 2025 si è trasformata da festa del cinema italiano a palcoscenico di tensioni politiche e istituzionali. Polemiche che nei giorni successivi sono state ulteriormente esacerbate da dichiarazioni e interviste che hanno visto su fronti contrapposti il ministro della Cultura e il mondo del cinema, e che hanno portato attori e registi a inviare una lettera al ministro. Nella lettera si chiede un incontro per discutere del futuro dell’industria cinematografica italiana, lamentando la mancanza di chiarezza sul nuovo assetto del tax credit e un generale clima di ostilità. Ostilità, va detto, che anche il mondo del cinema manifesta in maniera piuttosto evidente nei confronti dell’attuale Governo. Se da una parte le schermaglie derivano da un’antipatia che ha basi ideologiche, dall’altra c’è il tentativo di una categoria professionale e di un’industria di vedere accolte le proprie richieste; categoria che, inoltre, considera l’intervento pubblico come qualcosa di dovuto. La narrazione prevalente è quella di considerare la “cultura” – e in particolare il cinema d’autore – come un bene “superiore”, meritevole di un trattamento differente rispetto alle altre industrie e quindi meno dipendente da considerazioni legate a risultati, efficienza o sostenibilità economica.

Il nodo centrale dell’attuale discussione verte sulla principale misura nata per fare affluire risorse al settore: il tax credit. Come dimostrato anche nell’approfondimento dedicato al tema e contenuto nel rapporto 2025 su Il sistema audiovisivo di e-media e IBLil tax credit ha avuto un impatto tangibile sulla produzione. Forse ha avuto fin troppo successo, nel senso che attraverso questo incentivo sono state distribuite più risorse di quelle previste, risorse andate a tanti film che non hanno raggiunto le sale, facendo crescere l’offerta a dismisura, ben oltre l’effettiva domanda. Il Governo ha pertanto cercato di inserire qualche “paletto” per circoscrivere l’utilizzo del tax credit, avviando una riforma che ancora non si è completata: a breve dovrebbe essere pubblicato un decreto correttivo che, si spera, ponga fine all’iter. Perché l’incertezza normativa ha effetti destabilizzanti sul settore, rendendo difficile la pianificazione e mettendo in discussione investimenti e produzioni. La richiesta di una cornice normativa chiara e stabile è dunque più che legittima da parte del mondo del cinema. Tuttavia, come aveva già dichiarato il ministro della Cultura, il tax credit non può e non deve rappresentare il superbonus o il reddito di cittadinanza di un settore sempre assistito come quello del cinema.

(*) Direttore editoriale dell’Istituto Bruno Leoni


di Filippo Cavazzoni (*)