lunedì 13 ottobre 2025
Diane Keaton non c’è più. La grande attrice americana è morta all’età di 79 anni. Bisogna tornare a Katharine Hepburn, del resto riconosciuta come unica fonte d’ispirazione dalla stessa Diane, per trovare un’attrice che abbia avuto la stessa capacità di rendersi rappresentativa di una femminilità indipendente e moderna. Diane Keaton, al secolo Diane Hall nasce a Los Angeles il 5 gennaio 1946 dalla fotografa dilettante Dorothy, di fede metodista, e da Jack Hall, un ingegnere cattolico che si guadagna la vita come agente immobiliare. Non è un dettaglio la formazione religiosa dei genitori, giacché a Diane viene insegnato a separare la passione per lo spettacolo dalle forti convinzioni morali e personali. Ama andare al cinema e a teatro. Adora le commedie e nella Hepburn trova subito un modello, con quella mascolinità sfrontata unita alla dolcezza intima, l’indifferenza per le convenzioni anche nel vestire, il sorriso inatteso e contagioso. Vive nella “città degli angeli”, è brava a cantare. Si mette d’impegno a studiare recitazione e, dopo un anno di scuola, si trasferisce a New York per debuttare a teatro. Il suo primo agente le cambia il nome, pensando che Keaton faccia intendere una lontana parentela con il grande Buster Keaton e le eviti l’omonimia con un’altra aspirante attrice che si chiama Diane Hall, proprio come lei.
Si forma il metodo Meisner che la spinge a sentirsi parte di un gruppo in scena, tutto il contrario del “metodo” che nello stesso periodo caratterizza l’Actor’s Studio. “Io ho sempre bisogno di tutti – ha sempre ammesso – in palcoscenico sono brava se chi ho di fronte mi stimola e mi accompagna oltre il mio limite”. A Broadway debutta nel 1968 con un ruolo nel musical corale Hair del Living Theater, mentre l’anno dopo ottiene un riconoscimento personale (candidatura al Tony Award) in coppia con Woody Allen nella pièce Provaci ancora, Sam (Play It Again, Sam). Il debutto al cinema di Diane Keaton è datato 1970 con Amanti e altri estranei (Lovers and Other Strangers) di Cy Howard e da allora il cinema si innamora di lei. A notarla per primo è Francis Ford Coppola che la impone nel cast de Il Padrino (The Godfather) per il ruolo di Kay, l’americanissima moglie di Michael Corleone (Al Pacino). La seconda parte della saga, nel 1974, resta una delle sue più intense interpretazioni, specie nelle scene in cui il conflitto con il marito diventa insanabile. Intanto, però segue Allen nell’adattamento di Provaci ancora Sam per il grande schermo, firmato da Herbert Ross nel 1972 e con questo ruolo ottiene la consacrazione. I due formano una coppia invidiata e anomala nei circoli intellettuali di Manhattan e sembrano indivisibili anche nella vita. Anche i suoi compensi lievitano dai 35mila dollari del Padrino, ma la gloria è ancora dietro l’angolo. Con Allen recita in sette film, anche dopo la separazione, e per Woody rimane “sempre il più grande amore” della sua vita. Si tratta di una complicità che va anche oltre l’amore (“Eravamo come un comodo divano a due piazze, in cui ognuno stava a suo agio”), tanto che Diane accetta di rimpiazzare Mia Farrow in Misterioso omicidio a Manhattan (Manhattan Murder Mystery), nel 1993, poco dopo il burrascoso divorzio tra lui e Mia.
Il 1978 segna l’anno dell’apoteosi: Allen scrive per lei Io e Annie (Annie Hall) chiamando il personaggio col vero cognome di Diane. Il film viene dopo ottimi successi come Il dormiglione (Sleeper) e il delizioso Amore e guerra (Love and Death), ma conquista i cuori di uomini e donne in tutto il mondo, oltre a quelli dei votanti dei Golden Globes e dell’Academy che le assegnano il premio come migliore attrice dell’anno. Intanto, si mette alla prova con un ruolo drammatico e anticonvenzionale, In cerca di Mr. Goodbar (Looking for Mr. Goodbar) di Richard Brooks, appare in Manhattan (il capolavoro di Allen), fa coppia anche nella vita con Warren Beatty, che la dirige in Reds. Lascia l’attore-regista per una breve relazione con Al Pacino che è con lei anche nella terza parte de Il Padrino, nel 1990. A quell’epoca Diane Keaton è già un’icona, incarna la donna degli anni Settanta che da allora è diventata modello: va sul set con il suo guardaroba personale, si veste volentieri da uomo ma con vezzosi cappellini anni Trenta, porta i pantaloni come la Hepburn, parla di libri, filosofia, religioni e politica con competenza e leggerezza. Dagli anni Ottanta in avanti sceglie i film adattandoli sempre più chiaramente a una personalità libera, in pubblico come in privato.
Dopo l’Oscar per Io e Annie, arriva altre tre volte a un passo dal massimo premio con Reds, La stanza di Marvin (Marvin’s Room), Tutto può accadere (Something’s Gotta Give) e non si contano le candidature ai Golden Globes o i premi internazionali, compresi due David di Donatello (l’ultimo, alla carriera, nel 2018). Diane Keaton è una presenza anche nella tivù americana, fino a The Young Pope di Paolo Sorrentino nel 2016, e più volte si mette alla prova come regista: I segreti di Twin Peaks (Twin Peaks) per David Lynch e quattro film tutti suoi tra cui il notevole Avviso di chiamata (Hanging Up) nel 2000. Alla fine però tutta la sua carriera, che ha nella commedia romantica la massima espressione, è modellata su un’idea della vita che non faccia sconti né al successo né alle mode del momento. Non si è mai sposata, ma ha adottato due figli fieramente voluti tra il 1995 e il 2000: Dexter e Duke. Ha amato la California, ha adorato New York, rappresentando un’America libertaria e anticonformista che vive di ideali, utopie, passioni e belle lettere. Negli anni Settanta il suo look che non disdegna la cravatta, strizza l’occhio ai codici maschili, mantenendo però grande femminilità è seguito da migliaia di ragazze di allora. Lodata per la sua bellezza naturale, in un saggio uscito nel 2014, Let’s just say it wasn’t pretty (edito da Random House), bestseller per il New York Times, esamina con ironia il tema della bellezza, dell’invecchiamento, sottolineando l’importanza di rimanere sé stessi invecchiando.
Intanto, Woody Allen “è estremamente sconvolto, sorpreso e sconvolto” per la notizia della morte di Diane Keaton. Lo ha detto una fonte vicina al regista e attore a People, aggiungendo che quello che è accaduto “lo fa riflettere sulla sua mortalità”. La fonte ha sottolineato che Allen, che il 30 novembre compirà 90 anni, e Keaton “sono rimasti amici” nei quasi sei decenni successivi alla loro relazione sentimentale. “Lui la apprezzava molto”, ha detto ancora, sottolineando che il regista non era a conoscenza del peggioramento della salute di Keaton: “Nessuno sembrava saperlo. Era sorpreso”. Per Jane Fonda, “è difficile da credere o accettare che Diane è morta. Lei è sempre stata una scintilla di vita e di luce, ridacchiava costantemente delle sue stesse manie, essendo creativa senza limiti la sua recitazione, il suo guardaroba, i suoi libri, i suoi amici, le sue case, la sua biblioteca, la sua visione del mondo. Unica ecco cos’era. E anche se lei non lo sapeva o non voleva ammetterlo, era una grande attrice!”.
(*) La seconda foto ritrae Diane Keaton in una scena di Io e Annie (Annie Hall) di Woody Allen
di Eugenio De Bartolis