giovedì 17 luglio 2025
“Poiché non ci muovevamo, ci sparò contro. Ma a questo punto, accadde il prodigio: il proiettile, anziché ferirci, spezzò il filo di ferro che teneva legata la pietra, cosicché, quando ci gettammo nella Oscar Lepore foiba, il masso era rotolato lontano da noi. Cadendo non toccammo fondo, e, tornati a galla, potemmo nasconderci sotto una roccia”. È un brano (che davvero potrebbe far parte, come tutto il testo cui appartiene, di un’avvincente sceneggiatura cinematografica) di Storia e redenzione. Il Diario del giovane Oscar (Graus edizioni, 2025). Romanzo che Caterina Novak, avvocato, teologa e cantante lirica, ha scritto con un lavoro pluriennale: rielaborando il breve diario che il padre, il generale dell’Esercito Oscar Lepore, giunto poi nel Dopoguerra ai vertici della carriera militare (sino a capo del Corpo di commissariato e amministrazione militare Interforze), aveva lasciato, come testimonianza dal vivo, sugli anni 1943-47. Anni che Oscar, insieme a suo padre Stefano, la madre Katica (nativa dell’isola dalmata di Kvar, attuale Lesina, in Croazia) e altri suoi cari, aveva vissuto nelle terre fra Istria e Dalmazia: questo Diario, tradotto in romanzo-verità dalla Novak, narra “in presa diretta” quelle drammatiche vicende.
Dalla caduta del fascismo e dal dramma dell’8 settembre al destino tragico di tutte le terre del litorale adriatico: contese, dal settembre ‘43 al maggio ‘45, tra Germania nazista ed Esercito titoista di “liberazione” jugoslavo, con le popolazioni italiane alternativamente vittime dei due totalitarismi, e i militari italiani presenti in tutta l’area, abbandonati alle feroci vendette dei nazisti, da un lato, e dei partigiani comunisti slavi (e non solo: pensiamo all’eccidio di Porzûs del febbraio ‘45), dall’altro. Ma soprattutto, dal ‘43 al ‘47 (e anche oltre, a più riprese, sin quasi a metà anni Cinquanta), le terre dell’Adriatico vedono, com’è noto, la tragedia di una deliberata “pulizia etnica” antitaliana: attuata nelle Foibe, nei campi di raccolta – sorta di “gulag” jugoslavi – e in tanti altri modi (compresi, a volte, gli annegamenti in mare). A Segna, bella città costiera del Quarnaro (oggi in Croazia) tra Fiume e Zara, il 4 novembre del ‘43, Oscar e il padre Stefano (come narrato prima) scampano miracolosamente alla morte nelle Foibe. Le cui vittime, tra Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia, saranno comprese, secondo gli storici più qualificati, tra le 3mila e le 5mila (ma secondo altri studiosi potrebbero arrivare anche a 9-10mila). Poi, subito dopo la fine della guerra, “secondo tempo” della vicenda: con l’instaurazione del “nuovo ordine” titoista, agevolato dal Trattato di pace con gli alleati del’47, fortemente sbilanciato a favore della Jugoslavia, inizia anche l’esodo forzato degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia (oltre 300mila, da metà anni Quaranta al 1953- ‘54). Oscar e la sua famiglia, intanto, han cercato più volte un’uscita dal tunnel: il giovane ha conosciuto anche Milka, giovane ragazza di Arbe (altra isola del Quarnaro, anch’essa oggi in Croazia) di cui s’è fortemente innamorato, e che, tuttavia, resterà anche lei vittima della guerra, d’un clima crudele che pervade distruttivamente tutti i rapporti umani.
Finalmente, a metà giugno ‘44, e a guerra ancora in corso, Oscar e il padre riescono a rientrare in Italia, arrivando a Venezia. In seguito, con altri profughi giuliano-dalmati e altre categorie umane (prigionieri di guerra in via di rimpatrio, profughi stranieri, sfollati di guerra, semplici bisognosi), soggiornano, nel ‘45, in un campo profughi: e qui, altro incontro con la Storia. Primo (forse Primo Levi?), un ebreo sfuggito alla Shoah, racconta ai due di aver conosciuto, anche lui deportato ad Auschwitz, l’altro ebreo Otto Frank: sì, proprio il padre di Anna, la giovanissima autrice di quel Diario “dall’alloggio segreto” di Amsterdam che oggi risulta tra i libri in assoluto più letti al mondo. Dopodiché, anche la “Tregua” di Oscar e Stefano volge al termine. In Italia, arrivano il referendum istituzionale del ‘46, la Repubblica, le elezioni dell’Assemblea Costituente, e il pieno inserimento di Oscar nella vita (si dedicherà prima all’insegnamento, poi alla carriera militare). Il Diario del giovane Oscar è stato presentato ultimamente alla Galleria d’arte “Area contesa” di Via Margutta: polo culturale, nel centro storico di Roma, attivo da anni – grazie alle due infaticabili animatrici, le sorelle Teresa e Tina Zurlo – nell’organizzazione non solo di importanti mostre d’arte, ma anche di dibattiti, convegni, incontri con artisti e altri talenti emergenti.
“Questo Diario del giovane Oscar – hanno osservato i relatori, Teresa Zurlo, Marino Micich, direttore dell’Archivio-Museo storico di Fiume al quartiere giuliano-dalmata di Roma, e chi scrive, insieme all’autrice Caterina Novak – raccontando, giorno per giorno, la vita anche spirituale e religiosa del protagonista, sullo sfondo di anni terribili, davvero può essere accostato al celeberrimo Diario di Anna Frank. In definitiva, due adolescenti hanno scritto, da punti di vista diversi, due testimonianze essenziali su quel che significò la Seconda guerra mondiale, su un’epoca che vide il temporaneo trionfo dei totalitarismi: lanciando al mondo un messaggio, nonostante tutto, di fiducia nell’essere umano e nel valore di libertà e democrazia come antidoto contro tutti i totalitarismi”.
(*) Storia e redenzione. Il Diario del giovane Oscar di Caterina Novak, Collana Tracce, Graus edizioni 2025, 194 pagine, 18 euro
di Fabrizio Federici