Antonio Stoppani: luce dagli archivi nel bicentenario della nascita

lunedì 14 luglio 2025


L’abate Antonio Stoppani (1824-1891) fu un ecclesiastico poliedrico e “avveniristico” rispetto alla tradizione prudenziale della Chiesa verso ciò che riguardava la scienza. Letterato e scienziato, seguace del pensiero rosminiano, professore universitario di geologia e di mineralogia, diresse il museo civico di storia naturale di Brescia. All’impegno civile per il superamento del dissidio tra Chiesa e Stato, affiancò quello non meno intenso per sostenere la perfetta compatibilità tra la fede e la ragione, rivelando in tal modo una lungimiranza che trascendeva il comune sentire e le ingessature ideologiche del suo tempo. A conferma della sua ecletticità, va ricordato che nel 1866, allo scoppio della terza guerra di indipendenza, volle arruolarsi come volontario nel Regio Esercito, conseguendo la croce rossa dell’Associazione internazionale per l’assistenza dei feriti sul campo di battaglia e il riconoscimento di uomo probo. Nella sua veste di infaticabile formatore, si prodigò nel campo della divulgazione scientifica, partendo dalla convinzione che il sapere scientifico costituiva uno strumento indispensabile per lo sviluppo dell’Italia e, al contempo, essenziale per la formazione morale e civile del popolo.

Nel 1876 vide la luce la prima edizione della sua opera più conosciuta, Il Bel Paese, premiata dall’Istituto lombardo di scienze e lettere, che fu a più riprese edita e ristampata. Nel periodo del soggiorno fiorentino, lo Stoppani approfondì gli studi sul rapporto tra la religione cattolica e la scienza, che lo impegnarono sino alla fine dei suoi giorni. Aveva egli il dono di un’eloquenza particolarmente coinvolgente, rivolta a un uditorio di variegata estrazione sociale e culturale, avvalendosi di un patrimonio culturale poliedrico, accompagnato dalla capacità e dall’impegno costante a rendersi intellegibile anche dai più semplici. La sua figura è stata recentemente ricordata nel libro Antonio Stoppani: luci dagli archivi nel bicentenario della nascita (Atti del Convegno – Milano, 14 febbraio 2025), a cura di suor Benedetta Lisci, che ne ha evidenziato anche le doti di non comuni capacità comunicative.

Le sue conferenze rivolte – lo si è accennato – a un pubblico culturalmente variegato, erano vivacizzate da motti e da battute argute. Sacerdote innanzi tutto, prima ancora che uomo di scienza, va evidenziato che il suo pensiero fu esemplare nella dimostrazione della perfetta compatibilità fra fede e ragione, ciascuna sovrana nel proprio ambito, proprio come sosteneva il filosofo che tenne a modello, il Rosmini. Lo Stoppani non fu soltanto uno studioso attento, ma anche un perspicace esploratore e interprete dei fenomeni scientifici, operando attraverso una costante ricerca sul campo, per vagliare attraverso il riscontro dell’esperienza, l’esattezza delle teorie scientifiche. Suor Benedetta Lisci, rosminiana ed esegeta profonda dell’abate, ne ha ricordato il costante impegno alla ricerca della Verità mediante l’uso dell’intelletto: “Il vero – egli diceva – non si contraddice al vero, le verità tutte si coordinano tra di loro; insomma la verità sia vista dall’occhio della ragione o si conservi con quello della fede, è sempre una sola, perché non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”. Nel libro viene evidenziato l’impegno dell’abate per la realizzazione dell’unità della lingua, intesa come unità nella pronuncia, nell’ortografia, per l’effettiva realizzazione di una coscienza nazionale, al qual fine era fondamentale il ruolo della scuola. La ricerca scientifica per lo Stoppani – lo ricordato a seguire l’arcivescovo Mario Delpini – era voluta da Dio, coerentemente con la natura umana, che è pertanto dotata di intelligenza, di curiosità, di desiderio di comprendere il mondo che lo circonda.

Per lo Stoppani, come per gli uomini tutti, la ricerca scientifica è da considerarsi una sorta di imperativo. A conforto di tale affermazione, vogliamo anche ricordare quanto disse il compianto cardinale Ersilio Tonini, parlando in termini più generali sul tema della scienza. “Signore, Ti ringraziamo per i progressi della scienza, attraverso i quali si manifesta il dono più grande che hai dato all’uomo a Tua immagine e somiglianza: l’intelligenza!”. Nel saggio di padre Ludovico Maria Gadaleta su Stoppani, Albertario e la questione rosminiana (Vincere lo scandalo con lo scandalo), viene affrontata la questione della contrapposizione fra rosminiani e antirosminiani, ovvero tra i cattolici transigenti, in quanto favorevoli a una conciliazione tra Chiesa e Stato, e intransigenti, dei quali ultimi era alfiere don Albertario, abituato a delegittimare gli avversari colpendoli anche sul piano personale. Con il decreto “Post obitum” del 14 dicembre 1887, furono condannate 40 proposizioni estrapolate dalle opere postume del Rosmini.

Ma la storia non era finita: al declinare dell’Ottocento essere pro o contro il Rosmini, essere a favore del suo discepolo Stoppani o dell’intransigente don Albertario – osserva Pasquale Gadaleta – aveva assunto un significato che trascendeva i protagonisti dello scontro, poiché si trattò di operare “una scelta di campo tra due visioni antitetiche della Chiesa e del suo approccio alla modernità, del pontificato romano e delle sue relazioni col potere politico italiano, del Cattolicesimo e del suo ruolo nelle vicende nazionali dell’ultimo cinquantennio”. Un altro aspetto della poliedricità intellettuale dello Stoppani è evidenziato nel saggio di Enrico Muzio, che ne ricorda l’essere stato egli l’ideatore del Museo di storia naturale di Milano, nonché geologo di fama internazionale e fondatore della Società italiana di Scienze naturali. Tra i suoi meriti, ne viene evidenziato l’impegno per la realizzazione di una scala geocronologia univoca per tutta l’Italia, sul modello della Società elvetica di Scienze naturali. “I fossili lombardi descritti da Stoppani – osserva a seguire Vittorio Petroni – rappresentano una fonte essenziale di informazioni da cui sono stati tratti molti studi paleontologici e geologici per più di un secolo e mezzo. La ricchezza e l’importanza dei giacimenti lombardi, testimoniata in maniera decisiva da Stoppani, è ormai da tempo un punto di riferimento a livello globale”.

Un altro pregevole contributo per la ricostruzione della poliedrica figura dell’abate, è fornito da Enzo Muzio, che si sofferma sulla sua opera per la valorizzazione del Museo di storia naturale di Milano, tramite l’edificazione di una nuova e più ampia sede rispetto a quella precedente. “La vita di Stoppani – ricorda il Muzio – si intreccia con le vicende del Museo di storia naturale, in vari tempi e in vari modi, per quarant’anni circa dalla metà del secolo fino alla morte, intervenuta il 1 gennaio 1891. In questo periodo l’abate geologo tenne anche le cattedre di geologia in diversi atenei: all’Università di Pavia nel 1862-63, all’Istituto tecnico superiore di Milano (oggi Politecnico) nel 1864-77, all’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze nel 1878-1882 e, di nuovo, al Politecnico milanese contemporaneamente alla direzione del Museo dal 1882 fino alla morte. Fu socio fondatore della Società di scienze naturali (1856)”, della qual ultima divenne presidente. Vittorio Pieroni affronta il tema dei fossili della collezione Stoppani nei musi di Vengono, Milano e Pavia, costituenti una collezione “molto eterogenea”, con esemplari di varie ere zoologiche (dal Paleozoico al Quaternario). I fossili in questione “rappresentano una fonte di informazioni da cui sono stati tratti molti studi paleontologici e geologici per più di un secolo e mezzo”.

Mauro Rossetto si sofferma sul rapporto di profonda amicizia e di consonanza ideale e filosofica che legava lo Stoppani con il Rosmini, le tesi del qual ultimo furono condannate da Leone XIII con il Decreto Post Obitum. Lo Stoppani si era pronunciato contro l’evoluzionismo di Charles Darwin, ma al contempo si era impegnato a sostenere il metodo scientifico per indagare la realtà e le leggi della Natura, attraverso l’osservazione sistematica dei fenomeni naturali e gli approfondimenti compiuti in laboratorio, anche grazie a dei nuovi strumenti scientifici come i microscopi. Sia per lui che per il Rosmini anche il progresso economico e sociale, vieppiù grazie alle conquiste della scienza, era una manifestazione della Provvidenza Divina inveratasi nella storia, Sacerdote, scienziato, ma anche “imprenditore di se stesso”, come osserva il Rossetto, lo Stoppanti fu autore – tra l’altro – del libro Il Bel Paese, considerato uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale, la cui pubblicità commerciale fu autorizzata nel 1906 in favore della Galbani di Melzo, ben nota sino ai nostri giorni, grazie al notissimo omonimo formaggio. “Stoppani – osserva il Rossetto – permise alla Galbani di usare il nome della sua opera e addirittura l’utilizzo sulla confezione dello stesso”, nonché “della riproduzione della propria immagine personale “In ultima analisi, il formaggio Bel Paese sarebbe divenuto assai più noto del pregevolissimo libro scientifico da cui aveva preso il nome!

(*) Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica dell’Italia di Antonio Stoppani, Editore Barbera 2012, 682 pagine, 46,53 euro


di Tito Lucrezio Rizzo