Chiromanzia, grafologia: il destino è nelle nostre mani?

martedì 8 luglio 2025


Grafologia, chiromanzia, fisiognomica quantunque discusse nella loro scientificità ormai vengono riconosciute come indicative della sorte. Del nostro futuro oltre che delle nostre caratteristiche. La linea della vita esplicita quanto vivremo, la linea della mente l’intelligenza che abbiamo, la linea del cuore la sensibilità emotiva e affettiva: è tutto nei segni. Incredibile, come se ci fosse una sorte stabilita nascendo, se la linea della vita breve morirai giovane, se la linea della intelligenza lunga, vali mentalmente. Ma le linee cambiano, quindi è problematico il destino, stupefacente comunque il rapporto tra vicenda umana e linee. Per la grafologia la fondamentalità è comprensibile. Il movimento nasce da ciascuno, ma per la specificità analitica variatissima, non vi è migliore cognizione di una persona superiore alla manifestazione grafica. Acutezza, apertura delle vocali, curvilinee, distanziamento, addossamento, maiuscole senza ragione, dirittura sul rigo, in giù, in su, rapidità, caratteri minimi, vasti, sottolineature. La firma è il tocco decisivo: svolazzi, ampliamenti, minimizzazioni.

Ho considerato moltissime grafie, in passato, ed è rilevante cogliere la perfetta identificazione dei soggetti, evidentemente non conoscendoli prima. Per dire: Giuseppe Verdi manifestava sette decimi di intelligenza. Vi sono dei criteri di misurazione, quindi intelligenza superiore alla media, considerata la intelligenza media cinque decimi, ma con disposizione alla musica impressionante, Verdi, nato per la musica. Necessario dire altro: il contorno dell’intelligenza, qualità aggiuntive. Ludwig van Beethoven con intelligenza suprema, nove decimi, la più elevata a mia conoscenza. Aveva, certo, un’eccezionale disposizione alla musica, ma non al modo esclusivo di Giuseppe Verdi. Mi riferisco alla disposizione non alla qualità. Napoleone, con sette decimi di intelligenza, era superiore alla media, ma si accresceva di un coraggio da irresponsabile. Non temeva alcunché. Di una prontezza di decisione da sorprendere il nemico, specie nella balistica. Può stupire ma grafologicamente un Alessandro Manzoni, un Sigmund Freud detenevano quattro decimi di acutezza mentale (in grafologia si distingue profondità da acutezza). Niente di superiore, ma con qualità che circondavano l’intelligenza, in Freud un accanimento analitico instancabile e complicazioni psicologiche, potremmo far derivare la psicoanalisi dallo stesso Freud: nevrosi ossessiva, pensieri tanatologici, amore materno, ma è dir poco.

Personaggi riconosciuti come presso che demoniaci lo svelano assolutamente nella grafia: Adolf Hitler pur di affermarsi sarebbe giunto, infatti, a massacrare il mondo. Era un annientatore rabbioso, sfrenato, laddove Iosif Stalin, sette decimi d’intelligenza, aveva una capacità di ingannare da misurarsi con il diavolo. Per dire che non basta l’intelligenza se non si ha capacità di farla valere. Gabriele D’Annunzio e Benito Mussolini stavano nella media, cinque decimi. Però D’Annunzio era scaraventato nell’affermarsi irresistibilmente e con doti di coraggio e lirico descrittive. Mussolini era di un’ambizione patologica nel senso: estrema. Non ammetteva che qualcuno lo superasse. Al dunque, l’intelligenza va accompagnata da altre caratteristiche, ed accade che intelligenze non superiori scavalchino intelligenze elevate, per altre qualità. È il tratto che unisce la grafologia alla chiromanzia. Oltre le linee occorre cogliere i monti, le falangi, le unghie, il palmo, le rascette, isole, stelle. Il dito pollice è decisivo, potenzia o debilita tutto il resto. Charles de Gaulle aveva un pollice degno dell’uomo che fu: impavido, volitivo, eroico. Un pollice lungo, ma non estremante, ben proporzionato, slanciato, laddove Hitler aveva il pollice delinquenziale, grosso, tozzo, spropositato. In quanto agli altri aspetti chiromantici, per dire, la linea del cuore da sotto il mignolo all’indice se intrecciato indicherebbe sensibilità, se troppo secco aridità, se volge sulla linea della mente dominio della ragione sui sentimenti.

La linea dell’intelligenza va dal centro della mano sotto l’indice, di solito allungandosi per l’intero palmo, se va in basso tendenza malinconica, se volge in alto, mente fervente. La linea della vita nasce unita di solito alla linea della mente, si volge al polso, se lo raggiunge, lunga vita.  Ma sono elementi primari. Decisivi la linea o i simboli della fortuna, una linea sotto l’anulare, una stella indicano riuscita, diversamente se la linea è sotto il medio. Fortuna massima se la stella è sul monte di Giove, sotto l’indice, o sul monte della Luna, vicino al polso. Sulla fisiognomica, poco da dire. Naturale che l’aspetto dimostri la persona. Resta il punto inspiegabile: com’è possibile che gli impulsi dello scrivere, i segni e i simboli delle mani rivelino non soltanto il carattere ma la sorte di un individuo? Che rapporto esiste tra un uomo famoso e la stella sul monte di Giove, della Luna, di Apollo (anulare)? O se appare un’isola (un rigonfiamento) sulla linea dell’intelligenza, debilitazione mentale? Come mai i segni ripercorrono la sorte? L’ho verificato, è così. Inspiegabile. Diventi famoso, e ti nasce una stella. Sei malato e ti spunta un’isola. L’ho sperimentato, la mano e la grafia rivelano tutto. Ma non se stesse!


di Antonio Saccà