Cannes, Jodie Foster accolta da un’ovazione

giovedì 22 maggio 2025


Jodie Foster è un’icona del cinema internazionale. Particolarmente amata in Francia. In molti la ricordano 13enne, nel 1976, alla sua prima apparizione al Festival di Cannes, per partecipare alla proiezione di Taxi Driver. Il capolavoro di Martin Scorsese, interpretato da Robert De Niro, che in quell’occasione viene premiato con la Palma d’oro. Ma l’attrice statunitense è tornata anche altre volte sulla Croisette. L’ultima, quattro anni, fa quando le viene attribuita la Palma d’oro alla carriera. Ora è stata invitata dal delegato della kermesse Thierry Frémaux per presentare Vie Privèe di Rebecca Zlotowski, film fuori concorso in cui Jodie Foster ha il suo primo ruolo importante in lingua francese, imparato da giovanissima al Liceo francese di Los Angeles. E sarà anche perché con la Francia ha un legame speciale che al suo arrivo si è registrata un’autentica ovazione degli spettatori. Le hanno offerto ruoli da protagonista in film francesi prima di Vie Privée, ma “ero troppo spaventata” per accettarli, “il dialogo era una grande sfida per me”. La svolta c’è stata ora: la regista francese sognava di girare con lei, “e io adoro i suoi film” ed è per questo che Foster, che ha stabilito con il mestiere di attrice e cineasta una certa distanza da qualche anno con rare e selezionate incursioni, dopo le decine e decine di titoli della sua lunga carriera si è lasciata trasportare dalla sceneggiatura di Vie privée, scritta con la scrittrice Anne Berest.

Interpreta Lilian Steiner, psichiatra fredda e sicura di sé, separata dal marito (Daniel Auteil), che si è costruita una corazza professionale che però viene sconvolta dalla morte di una paziente (Virginie Efira), presunta suicida al punto da sospettarne invece l’omicidio e guidare le indagini. “Quello che mi è piaciuto è che lei è una persona che arriva a un punto della sua vita in cui è bloccata nella sua carriera. L’indagine finisce per essere un’indagine su se stessa che a mano a mano perde le certezze e diventa confusa ma anche più sorridente, ironica”. Tornare sul set, fare amicizie è stato importante: “Da bambina e da adolescente ero molto seria durante le riprese. Invecchiando, mi piace cercare leggerezza e ho scoperto di essere una nuova me stessa”, ha detto l’attrice antesignana del coming out, due figli con la produttrice cinematografica Cydney Bernard e sposata dal 2014 con l’attrice e fotografa Alexandra Hedison. L’eterna Clarice Starling, icona intramontabile delle donne d’azione, mitica protagonista del film Il silenzio degli innocenti (The Silence of the Lambs) di Jonathan Demme, in un’intervista a Variety da Cannes ha detto: “Vedo molti giovani attori, e non dico di essere invidiosa, ma non capisco come facciano a voler recitare e basta. Non gli importa se il film è brutto. Non gli importa se i dialoghi sono brutti. Io sono esigente. Non mi interessa recitare solo per il gusto di farlo. Deve davvero parlare a me. Mi piace molto essere un tramite per una storia o per il cinema. Se potessi fare qualcos’altro, se fossi una scrittrice, una pittrice o una scultrice, andrebbe bene anche quello. Ma questa è l’unica abilità che ho”. Dopo una lunga pausa dalla recitazione per concentrarsi sulla vita privata e la crescita dei suoi figli, Jodie Foster ha ripreso a frequentare lo schermo e nel 2023 ha avuto una nomination all’Oscar per il suo lavoro come allenatrice di nuoto in Nyad e un Emmy per la sua interpretazione in True Detective: Night Country del 2024.

Superare i 60 anni, 62 ora per la precisione, ha portato a guardare al cinema con nuove prospettive e soprattutto ad una “nuova libertà”. Ha diretto quattro film: Il mio piccolo genio (Little Man Tate, 1991), A casa per le vacanze (Home for the Holidays, 1995), Mr. Beaver (The Beaver, 2011), Money Monster - L’altra faccia del denaro (Money Monster, 2016). “M piace molto fare la regia, ma è difficile far decollare le cose. Adoro i film che ho fatto, e parlano della mia vita. E per me, sono film d’autore. Se non riesco a farlo in quel modo, lascio perdere. Quando ho deciso di dirigere, sono stata fortunata – ha detto riferendosi allo scarso numero di registe – le persone che prendevano le decisioni mi conoscevano, quindi non mi consideravano un rischio come regista esordiente. Ma come attrice, prima dei miei ultimi tre progetti, avevo girato un solo film con una regista donna. In più di 50 anni. E ora le cose stanno cambiando: è incredibile che ci sia voluto così tanto tempo per spiegare ai dirigenti degli Studios che le donne rappresentano il 50 per cento della popolazione”.


di Eugenio De Bartolis