Mattia Torre, nasce il premio per monologhi e racconti di under 35

martedì 6 maggio 2025


Mattia Torre è uno degli indimenticati autori di Boris, la serie di culto della tivù. Formatosi nell’ambiente teatrale capitolino, lo sceneggiatore, commediografo e regista (scomparso nel 2019 a soli 47 anni) ha scritto lavori teatrali, monologhi, programmi televisivi tutti caratterizzati “dall’onestà nel racconto della società”, come sottolinea lo sceneggiatore Luca Vendruscolo. Ora tra i suoi lasciti ci sarà un’opportunità per giovani autori di emergere in un settore – quello della scrittura – spesso difficile. È il Premio Mattia Torre, presentato al Polo del cinema e dell’audiovisivo della Regione Lazio, nato per promuovere i talenti under 35.  Si potrà presentare un’opera inedita in lingua italiana (racconti e monologhi umoristici, di satira di costume e sociale) entro il 31 luglio di quest’anno. La premiazione si svolgerà nel corso di una due giorni dedicata a Torre, il 3 e il 4 ottobre, al Teatro dell’Unione di Viterbo. In palio figurano duemila euro per il testo scelto dalla giuria e mille per il preferito dal pubblico.

Il racconto o monologo selezionato dalla giuria sarà letto durante una puntata di Propaganda Live su La7 e sarà premiato con un’opera rappresentante un faro, logo del concorso. “Cerchiamo giovani autori che abbiano la cifra di Mattia e siano piccoli fari nel momento complesso in cui viviamo”, ha spiegato la moglie, Francesca Rocca Torre. Il concorso è organizzato dal Tuscia Film Fest/Associazione Cineclub del Genio di Viterbo, in collaborazione con la famiglia e i cari di Torre. “Mattia ha scelto la Tuscia come luogo d’adozione, è dove ha scritto le ultime opere”, ha continuato Rocca Torre. È pure stata oggetto delle sue battute: “Ne aveva una sul piccione salviniano”, ha ricordato il suo collega e amico Valerio Aprea. “Il protagonista è un prototipo di radical chic. A un certo punto un piccione lo guarda quasi con schifo, pensando al suo fuoristrada imbrattato di fango della Maremma. E lui precisa, infuriato: non è la Maremma, è la Tuscia”.

“Un premio ti costringe a scrivere”, ha commentato Giacomo Ciarrapico, che di Torre è stato collaboratore e amico d’infanzia. “Quando hai una scadenza sei costretto a scegliere. Ed è un modo per incoraggiare i ragazzi a non aver paura di affrontare una carriera non semplice: ogni tanto hai bisogno di farti dire che funziona quello che stai scrivendo”. Alla presentazione sono accorsi molti colleghi, con tantissimi volti conosciuti: primi tra tutti i membri del cast di Boris. Da Alessandro Tiberi, lo stagista, a Pietro Sermonti, che interpretava Stanis. Passando per un emozionatissimo Carlo De Ruggieri (lo “schiavo”). “Ci sono momenti in cui mi verrebbe da condividere idee, risate ancora con Mattia – ha spiegato De Ruggieri – in un certo senso continua a esserci un dialogo”. Tanti i ricordi riaffiorati, come quello “delle partite di calcio sotto Castel Sant’Angelo”, rievocate da Tiberi: “Mattia teneva sempre un pallone in macchina”.

C’era pure Margherita Vicario, cantautrice e recente regista di Gloria!, che di Torre ha ricordato l’eredità “nella libertà e nell’originalità”, oltre che “nell’importanza data agli amici”. In collegamento da Milano, non è mancata all’appello Geppi Cucciari: “Credo il premio sia una grande opportunità per le persone che sono cresciute con Mattia – ha detto – è pieno di ragazzini che hanno visto Boris molti anni dopo che è stato mandato in onda per la prima volta”. E ha aggiunto: “Vengo da due repliche di Perfetta a Genova (di cui Torre è autore, ndr), e ogni volta che si spengono le luci prima dell’inizio io penso a Mattia, gli chiedo: “Ma perché sono qua?. Quando finisce mi dico sempre che quell’applauso è per lui, spero gli arrivi”.


di Guglielmo Eckert